11 dicembre 2012 - 20:45

Un quesito letterario ( che ovviamente interessa a noi matematici...anche ai novelli intendo )
" La libertà " scrive Winston Smith ," consiste nella libertà di dire che due più due fanno quattro. Se è concessa questa libertà ne seguono tutte le altre. ".
Ma sotto tortura il protagonista di una notissima opera letteraria griderà:
" Cinque! Cinque! Cinque! "
L'autore si affidava alla matematica come modello di verità oggettiva.
Chi è l'autore?
Qual è il titolo dell'opera?
Suggestione: l'autore usa una neolingua che poteva benissimo essergli stata suggerita da un linguaggio artificiale, funzionale e senza sfumature.
Intanto rispondete e se volete approfondite....magari spiegando il significato delle  esclamazioni del protagonista.
Vi ripeto: non è un'opera per iniziati...è molto famosa...penso che la possiate leggere anche in lingua originale...e forse la conoscete bene.
Buona settimana a tutti. wm
 
 

L'autore è George Orwell e il romanzo è il tanto famoso "1984". 
In breve: Orwell ambienta il tutto in un immaginario scenario postbellico-nucleare, con l'Europa sotto un governo che sembra ispirarsi ad un'idea distorta e esasperata di comunismo, capeggiato dal fantomatico Grande Fratello, che tutto vede e tutto sa. Il protagonista, Winston Smith, è uno dei pochi esseri umani la cui mente non è totalmente influenzata e comandata dal Partito del Grande Fratello. La prima citazione, suo pensiero, è tanto importante perché afferma l'indipendenza dal Partito che, ormai, aveva convinto tutti che 2+2=5. Tuttavia, nel corso del romanzo, Smith è osservato e poi incarcerato da agenti del Ministero dell'Amore (organo del Partito atto a reprimere i dissidenti). Alla fine, sottoposto al lavaggio del cervello, griderà, convinto, che 2+2=5.
In questo contesto, in cui nessuno può più pensare ciò che vuole, affermare la verità, dire che 2+2=4, equivale ad ottenere la libertà.
È interessante notare che il concetto 2+2=5 (presente in diversi autori, con significati talvolta molto differenti) non è stato introdotto da Orwell: sembra che il primo ad usarlo fu Victor Hugo commentando l'ascesa al potere di Napoleone III, e fu ripreso successivamente dai massimi autori della letteratura russa, in primis Dostoevskij, che nel "Memorie del sottosuolo" fa dire al protagonista: «Sono d'accordo anch'io che il due più due quattro è una cosa eccellente, ma se proprio si ha da lodar tutto, anche il due più due cinque a volte è una cosuccia graziosissima» (in questo caso inteso dal punto di vista opposto a quello di Orwell: qui, 2+2=4 indica l'ordinarietà e 2+2=5 originalità, stravaganza e "libertà"; in ogni caso, una verità matematica è usata per rappresentare un'idea... non banale!).