30 maggio 2006 - 13:08

Tempo di lettura:

Pubblicato più di un anno fa

Davide D'Adda

Era il gennaio di due anni fa e con alcuni studenti e rappresentanti eravamo veramente inviperiti contro la modifica del piano trasporti che ci costringeva a orari di pullman allucinanti e a disagi continui.

Disperando che il centralino della società cominciasse a rispondere, ci rivolgemmo al preside perché segnalasse il problema, cercasse di risolvere la situazione.

Ovviamente sapeva già tutto e aveva preso provvedimenti. Il colloquio cominciò prima dell’intervallo, nell’atrio della scuola, e si protrasse per una ventina di minuti abbondante anche dopo la fine, mentre in classe la professoressa spiegava a una classe con due studenti in meno. Per tutto il tempo parlammo del problema, dei disagi, delle possibili soluzioni.

Concluse raccomandandoci di raccogliere firme in bidelleria e di continuare a provare a contattare il centralino. Niente di più. Era davvero il ritratto della sicurezza tranquilla di chi ha ragione, sicuro che il problema si sarebbe risolto presto, senza quella foga che ci faceva quasi correre per i corridoi, noi studenti,come se correre potesse servire a qualcosa.

Effettivamente aveva ragione, e la questione si concluse qualche giorno dopo, non per solo merito suo forse, né di altri. Ma non importa. Calmo, determinato. Non l’ho conosciuto bene purtroppo ma ricordo di essermi stupito per quella sua incredibile serenità.

Io il Preside Erbetta lo ricordo così, quella mattina di gennaio, con la voce tranquilla, gli occhiali grandi e i capelli bianchi pettinati indietro.

(articolo pubblicato su "Il Galileo" di maggio 2006, "Popolo Cattolico" de 20 maggio 2006)