13 novembre 2015 - 16:39

Tempo di lettura:

Pubblicato più di un anno fa

di Andrés Testa Herranz

La carne rossa può essere cancerogena solo se assunta troppe volte nell'arco della settimana e il rischio diminuisce ulteriormente se non è troppo cotta. La dieta vegana a lungo andare fa mancare l'apporto di sostanze nutritive fondamentali per l'organismo. L' olio di oliva può aiutare a prevenire e curare alcune malattie, favorendo comunque un metabolismo sano ed equilibrato.

La dottoressa Raffaella Maria Gadaleta, ricercatrice presso l'università degli studi di Bari e l'Imperial College di Londra, sfata i miti dell'alimentazione e fa chiarezza sull'importanza di ciò che mangiamo attraverso la nutrigenomica, ovvero come il cibo modifica il nostro organismo.

Partendo da un excursus delle tappe fondamentali della genetica, come il sequenziamento di tutto il DNA umano (per arrivare a scoprire che siamo molto simili alle scimmie, più di quanto potremmo desiderare), la dottoressa é quindi entrata nello specifico della sua materia.

La nutrigenomica é in sostanza la scienza che studia gli effetti che i componenti nutrizionali hanno sull'organismo umano, attraverso "l'accensione" e lo "spegnimento" di alcuni geni. La parte più dura, ma sicuramente più indicativa dell'importanza che ha ciò che assumiamo, riguarda il rapporto tra l'incidenza di alcune malattie nelle persone e la loro alimentazione. Ad esempio, l'influenza che una sana alimentazione e del buon esercizio fisico hanno avuto su dei pazienti affetti dal cancro del colon-retto, mostrata attraverso delle analisi di laboratorio. Oppure lo studio compiuto sulla proporzionalità diretta tra circonferenza vita e mortalità.

Si è anche messa in discussione la valenza della dieta mediterranea, non più salutare come un tempo a causa degli irregolari orari dei pasti e delle cattive abitudini dell'uomo post 2000 (carboidrati la sera appena prima di andare a dormire, merendine confezionate, pranzi rapidi e leggeri).

È qui che entra in gioco il farmalimento, ovvero l'alimento funzionale al beneficio della salute per ridurre il rischio di malattie cronico-degenerative, obesità e altre disfunzioni.

Come ultimo argomento, discusso grazie alle domande degli studenti, il senso di fare un lavoro come il ricercatore. Un lavoro che non paga, un lavoro che fa fatica ad essere riconosciuto di fondamentale importanza per lo sviluppo della società, un lavoro che ha sempre meno fondi (e non solo in Italia, come ci ricorda la dottoressa). Il senso è la passione. La passione per una professione che, quando svolta con amore e impegno, diventa la propria vita.

Per l'organizzazione dell'incontro si ringrazia l'Università degli studi di Bari, il dottor Moschetta, che non è potuto essere presente all'incontro, il dottor Colombo e il professor Teri.