Pubblicato più di un anno fa

Roberta Ghilardi (3aE)
«Un'opportunità unica. Una settimana di full immersion nelle tue passioni, con corsi speciali e intensivi per praticare la disciplina che preferisci. Potrai dare corpo alle tue aspirazioni, o scoprire potenzialità che non sapevi di avere, e conoscere altri ragazzi che condividono i tuoi interessi. Esperienze che contribuiscono alla tua crescita, non solo nel bagaglio di conoscenze, ma anche nella capacità di relazionarti con le persone e l’ambiente circostante, di affrontare le sfide e cogliere al meglio le opportunità della vita e del mondo del lavoro».
Spinta dalla curiosità, allettata da ciò che sembrava offrire, non ho esitato a iscrivermi al progetto Learning Week, che prevedeva in questo caso una settimana di full immersion nella biologia molecolare. Mi sono sentita dire che ero una matta a “buttar via così la prima settimana di vacanze”, e non nego di aver avuto qualche esitazione nei giorni che precedevano la partenza, ma era un impegno preso che ormai andava rispettato. Quasi come se la scuola non fosse mai finita, lunedì la sveglia è suonata troppo presto, e come tutte le mattine ho impiegato tutta la mia forza di volontà per abbandonare il mio amato letto. In stazione, in attesa del treno con destinazione Milano, mi aspettavano le persone con cui avrei convissuto per cinque giorni. A gruppetti abbiamo affrontato il nostro primissimo approccio con l’Università, al CUSMIBIO, dove avremmo passato otto ore ogni giorno. Ecco il secondo grande ostacolo psicologico: come fare a reggere otto ore quando a malapena arrivo sveglia al suono della campanella a scuola?
Però, tra spiegazioni, primi approcci con strumenti delicati e di cui sinceramente ignoravo l’esistenza e meritatissime pause caffè, si sono fatte in un attimo le 18.00. Perplessa sulla velocità con cui era scorso il tempo, mentre tornavo al nostro Hotel Florence, mi chiedevo se non fosse soltanto dovuto al fatto che era il primo giorno, e che la novità aveva fatto sembrare più interessanti cose che magari si sarebbero rivelate noiose i giorni seguenti. Eppure i miei dubbi non hanno mai trovato conferma. Il tempo è volato come non mai in questi giorni, e le ore in laboratorio, al PC o durante le conferenze sembravano passare in una manciata di minuti. Devo dire però che senza i miei compagni di avventura, niente sarebbe risultato tanto fantastico. Non dimenticherò mai le risate a crepapelle in laboratorio, con cui contagiavamo anche i tutor, causate principalmente dal sonno arretrato e dallo status di zombie che ciò comportava. O le cene al nostro ristorantino, a cui sono più che certa che mancheranno il rumore e il caos causati da trenta graziosi studenti, o ancora il gelato sotto il Castello Sforzesco illuminato, e la prima partita della Nazionale in Piazza Duomo.
Il tempo è volato come non mai in questi giorni, e le ore in laboratorio, al PC o durante le conferenze sembravano passare in una manciata di minuti. Devo dire però che senza i miei compagni di avventura, niente sarebbe risultato tanto fantastico
E così, senza quasi rendermi conto che era già tutto finito, mi sono ritrovata sul treno del ritorno il venerdì sera, non più parte di un gruppetto, ma di un magnifico gruppo, che ha permesso a questa settimana all’Università di insinuarsi tra i ricordi belli della mia vita, perché è davvero stata un’esperienza unica come l’avevano descritta, e rimarrà senza dubbio impressa nel mio cuore.